Tra digitale… e non
Un Commodore 64 dell’84 che è diventato una tesi in Psicologia sull’HCI sul Web, la collaborazione in testi di comunicazione, un lavoro da Project Manager in progetti Web e IT, lo sviluppo di contenuti (la curiosità sempre).
Sono ospite di questo mondo da ormai mezzo secolo e metà di questo tempo l’ho speso a lavorare nel digitale; oggi sento quasi come una “chiamata” il pensare al “digitale” in modo qualitativamente diverso.
E non solo perchè “mutamenti puramente quantitativi possono risolversi a un certo punto in distinzioni qualitative” (Hegel) ma perchè anche la “qualità” di questo cambiamento coinvolge e stravolge ambiti dell’uomo che fino ad oggi ci sembravano realtà intoccabili: così scelte e domande che fino a pochi anni fa potevano popolare racconti di fantascienza sono oggi invisibile e concreta quotidianità.
Oggi (sarà anche la “crisi di mezza età”?) trovo estremamente interessante, leggere, studiare, ascoltare di “digital disruption” di etica del digitale, di tecnologia e giocare a trovare nuove riflessioni, domande più che risposte, su dove dove ci porterà il nostro presente e diventarne, per quanto possibile, consapevoli.
Oggi sento quasi il bisogno di raccontare quello che ho capito del digitale e ciò che significa quella sua promessa di portare tra noi nuove intelligenze, nuove “verità”, domande e dubbi.